Note biografiche

Arnaldo Dini é nato a Corniglio nel 1935. É diplomato in Arte Applicata e vive a Parma dal 1960. La sua ricerca artistica é cominciata negli anni Cinquanta e si é snodata in modo personale partendo dal figurativo e approdando allo stile attuale.

Arnaldo Dini durante la manifestazione “Murales”, Salsomaggiore, 1993.

Ha eseguito numerosi quadri di grandi dimensioni, restauri ed affreschi in edifici pubblici e privati di Parma e provincia, per la realizzazione dei quali ha sperimentato sulla superficie pittorica un nuovo procedimento tecnico di sua invenzione. Tra i più importanti:

  • 1970 “La Resurrezione”, 4,50×5 m, Chiesa di S.Evasio, Parma.
  • 1972 “Weed-end”, 6×3, 15 m, Villa Notari, Corniglio, Parma.
  • 1974 “I figli dei fiori”, 4, 60×2, 80 m, Parma.
  • 1975 “Estate sul Po”, 5×3 m, Villa Luisa, Roccabianca, Parma.
  • 1978 “Ascensione”, 12 mq, Cappella Manelli, Fidenza, Parma.
  • 1979 “L’evoluzione dell’uomo”, 12×3 m, Parma.
  • 1980 “I donatori di sangue”, 1×2 m, Sissa, Parma.
  • 1987 “Dimensione cosmica” – “Maternità” – “Ricerca esistenziale” , 6 mq, Parma.

Dagli anni Sessanta ha esposto in numerose gallerie, Enti pubblici e Fiere d’ arte.

Ha ricevuto importanti riconoscimenti dalla critica ed é stato invitato come membro della giuria e come ospite d’onore in diversi concorsi di pittura. Ha contribuito a valorizzare il territorio parmense attraverso interventi artistici e manifestazioni. Tra le esposizioni più significative:

  • 1988 Partecipazione alla Biennale Internazionale di Malta.
  • 1988 Riconoscimento Gran Premio “Il Quadrato”, Milano
  • 1989 Galleria Michelangelo, Firenze
  • 1991 Terzo Premio Concorso Nazionale “Città di Arzachena”
  • 1991/92/93 Ha partecipato come autore e coordinatore alle manifestazioni “Muro dipinto” a Corniglio e “Murales” a Salsomaggiore Terme
  • 1997 Artisti in Fiera, Bologna
  • 1998 Galleria Boeri, Salsomaggiore
  • 2001 Monastero San Giovanni Evangelista, Parma.
  • 2002 Casa & Tavola, Galleria degli Artisti, Reggio Emilia.

Hanno scritto sulla pittura di Dini:

Gianni Cavazzini, Giuseppe Marchetti, Pier Paolo Mendogni, Eugenio Bassanini, Giovanni Pettenati, Renzo Bernardelli, Carlo Drapkind, Carlo Nesti, Rino Tamani, Giacomo Musiari, Stafania Provinciali, Franco Brugnoli, G. Soliani, G. C. Mezzadri, Emma Bernini, R. Vitali, Nando Donnini, Enrico Dall’Olio, Fabrizio Fusco, Daniela Bigliardi, Vera Franci Riggio, Giuseppe Labate, Giorgio Falossi, Alessandro Bosi, P. Cipriano Carini Osb, Valentino Straser, Mauro Furia, Luca Sommi,  Margherita Portelli, Luciano Mazzoni, Giovanni Gonzi, Enrica Zoppi, Mariapia Bariggi.

Il percorso pittorico

Gli anni Settanta hanno segnato pesantemente l’ltalia sia dal punto di vista sociale e politico con le stragi di vario colore, sia dal punto di vista artistico con lo svilupparsi di una forte corrente contraria alla pittura dipinta e favorevole ad altre forme espressive quali l’arte povera, l’arte concettuale, il minimalismo, e così via. Arnaldo Dini rimane profondamente colpito da queste violente tensioni che agitano la società e i suoi personaggi diventano un insieme di pietre legate dall’ interno col ferro. L’uomo si è indurito, ha pietrificato sentimenti ed emozioni per percorrere un mondo che gli è ostile e lo costringe a combattere.

Frammenti nello spazio

Nei dipinti successivi la ruvida massa si trasforma in blocchi squadrati che evidenziano maggiormente questo legame, interiore, che si fa più vi talmente determinante. E quando nei momenti più cupi i filamenti si spezzano, lasciando cadere i blocchi inerti, i monconi di ferro, messi a nudo, vibrano, si torcono in un ultimo spasmo tra i cieli solcati da bagliori irreali. E’ la speranza però a prevalere in Dini sotto forma di una vita nuova, che si presenta depurata da ogni scoria precedente. Il filo vitale – della vita – che si libra liberamente nello spazio, che annuncia un’alba novella si piega, si modifica fino a ridiventare forma, figura, essere vivente, uomo: rinnovato protagonista di un mondo totalmente trasformato.

Negli anni Novanta le forme iniziano a riempirsi di colori più consistenti che vestono gli alberi e i fiori di una gioiosa vitalità e arricchiscono la caratterizzazione dei personaggi. I suoi personaggi vivono immersi nella realtà del quotidiano, sottolineata dai fogli di giornale che per un certo periodo di tempo costituiscono i significativi sfondi che interagiscono dialetticamente coi protagonisti, il cui viso resta avvolto nel mistero: quel mistero che è l’insondabilità dell’animo umano così difficile da comprendere nelle sue complesse sfumature.

Il filo di Arianna

Umiliata, troppe volte mutilata, la natura è ancora pronta a dare e l’umanità può essere riscoperta in quelle sue piaghe ove vivere non è solo combattere per avere, per strappare, per mortificare. Su questo filo corre l’ultima pittura del Dini. Assottigliato certo, fragile anche, contorto per alcuni camminamenti, ma scevro di orpelli e pesi che affondano. Chi sono questi personaggi? Sono i guerrieri di tutte le guerre, con le mani alzate, i Cristi crocifissi, le giovani donne, gli innamorati, le colombe, le maternità. Arnaldo Dini si conferma pittore di storia e di pensiero.

Le tessere cromatiche rivelano una cristallina chiarezza, reti di forze giocate su contrappunti che sembrano corrispondere a criteri musicali per il ritmo armonicamente serrato in cui l’unità si ricompone attraverso le diversità. L’artista è assorbito dal laboratorio della sua trasfigurazione, un’alchimia interiore che trasforma la superficie del quadro in magia ottica. Tutto il suo percorso, ormai lungo, è stato contrassegnato da una costante quanto cauta sperimentazione, che sfocia ora in alcune proposte che superano la tela e coinvolgono forme più complesse.